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24 Giugno 2006 – Colle Fauniera da Demonte

Alle 8,30 circa del giorno 24 Giugno 2006 partenza da Caraglio, seguendo l’istinto infallibile del capo spedizione ci si muove subito nella direzione opposta a quella giusta; e dopo vari urli e richiami da parte dei componenti la spedizione, 7 in tutto, si fa dietro front e ci si mette in marcia sulla retta via e cioè sulla strada in direzione di Demonte via Borgo S.Dalmazzo.

Il gruppo dei fenomeni cerca subito di fare selezione nei 30 Km di saliscendi che separano Demonte dalla località di partenza, fortunatamente la presenza del presidente fa sì che l’andatura ritorni di volta in volta entro i limiti sostenibili dai comuni mortali come me.

Durante questi 30 Km non mancano i richiami all’ordine rivolti al campione sociale, affinché tenga anch’egli la destra della carreggiata; sono da registrare un paio di agganci da parte di ciclisti locali ma stranamente dopo aver conosciuto la nostra meta ( colle della Fauniera ) dichiaravano l’intenzione di dirigersi verso altri luoghi. Dopo la sosta “idrica” avvenuta insolitamente in aperta campagna, in  poco tempo anche a causa dell’andatura tutt’altro che turistica, si giunge al centro del paese di Demonte dove, dopo aver riempito le borracce ad una fontana e non prima di aver lanciato apprezzamenti  qualche passante di sesso femminile, si inizia la salita di 25 Km che ci porterà al colle della Fauniera, il mio contaKm segna un parziale di 29,50 Km.

Dal paese la salita inizia subito con poche rampe che portano ad elevarsi immediatamente di alcune decine di metri, dopo aver percorso 2 o 3 Km la strada continua in leggera discesa, e se da un lato la cosa mi conforta perché il contaKm avanza nel conteggio dall’altra mi trova contrariato perché si annulla parte dell’altitudine conquistata fino quel momento, nel frattempo la schiena dei miei compagni di viaggio non è più visibile, ma non mi pesa affatto procedere in solitudine avendo come compagni il mio respiro affannoso e i pensieri che si intersecano con le sensazioni trasmesse dal paesaggio sconosciuto che si apre dopo ogni curva e dalla necessità di evitare le numerose “margherite fresche” lasciate dai bovini al pascolo. Passano in questo modo i primi 10 Km, fino a

S.Giacomo (alt. 1350mt), dopodiché cambia il paesaggio e inizia la strada di montagna vera e propria che si restringe ulteriormente e con la vegetazione che scarseggia sempre più.

Con tutta sincerità il pensiero di dover affrontare ancora 15 Km di salita, lascia spazio a momenti di sconforto che riesco a superare grazie anche all’idea che forse al colle ritroverò l’allegria dei miei compagni di viaggio.

I successivi cinque chilometri vengono digeriti dalle mie gambe senza troppi danni, anche grazie ad un’attenta gestione del ritmo cardiaco monitorato dall’inseparabile cardiofrequenzimetro; questi 5 Km si sviluppano in una serie di tornanti che aiutano ad elevarsi di quota, i tornanti mi consentono di spaziare con lo sguardo verso il tratto di strada che mi stà davanti ma la speranza di vedere sagome di ciclisti con colori di maglia uguali ai miei viene delusa fino a quando vedo non molto distante da me la figura di Roby che procede con un passo simile al mio. Alla fine di una questa lunga serie di tornanti, la strada sembra spianare ma in realtà è solo illusione in quanto si è ridotta la pendenza ma continua ad essere pura salita e poco più avanti c’è Roby che mi aspetta; la cosa non può che riempirmi di gioia e darmi nuovo vigore per raggiungere la baita a quota 1900 mt. chiamata Gias Ciavera dove si può fare rifornimento d’acqua e riprendere fiato per poter affrontare gli ultimi 10 Km che ci separano dal colle e che a detta dei numerosi ciclisti presenti sono anche i più duri.

Dopo una sosta, che non si vorrebbe mai interrompere, ripartiamo e subito ci rendiamo conto che i colleghi incontrati alla baita avevano ragione; la strada s’inerpica con rampe decisamente dure per lasciare spazio ad alcuni brevi tratti più dolci ma mai facili, durante questa ascesa io e Roberto ci alterniamo il passo, e questo aiuta entrambi ad insistere in questo lento incedere, arriviamo finalmente alla fine del vallone dove sulla destra si intravede un lungo traverso che taglia in diagonale la montagna, uno spettacolo!! Dopo un’altra serie di tornanti si giunge a quello che poi scoprirò essere il colle Valcavera da dove si può ammirare un panorama sul vallone sottostante, noi proseguiamo dritti percorrendo il traverso, che qualcuno ha definito “spazio strappato alle pareti verticali”, con lieve pendenza sembra leggera discesa ma non lo è.

Alla fine del tratto rettilineo si scorge il colle ma prima bisogna superare ancora una salita, comunque si può proprio dire che il più è fatto.

Alla base dell’ultima salita, quando manca meno di un chilometro, vedo una sagoma gialla che scruta verso il basso, penso che non può essere altro che Sergio che ci stà aspettando, LUI sarà già stufo di stare li!

Gli lancio un urlo, lui ci vede e ricambia, ci viene incontro e ci incoraggia a superare l’ultima fatica. Arriviamo al colle, dove anche gli altri ormai riposati e stanchi….di aspettare, ci accolgono con incitamenti, è per me una grossa soddisfazione che mi ripaga di tanta fatica spesa per arrivare fino ai 2511mt di altezza, il contachilometri segna 55 Km e saranno 5 o 6 ore che si pedala ma non c’è molto tempo per riposarsi, perché il cielo non promette nulla di buono specie sul versante verso Pradleves, quello scelto per la discesa. Poco tempo per fare le foto di rito e sbranare un tramezzino al prosciutto ed è già discesa.

Quando la mia ruota davanti è più in basso di quella dietro non ho problemi a procedere spedito, in breve tempo si arriva al cospetto del santuario di S. Magno, riempiamo la borraccia e si riprende la discesa, adesso il brutto tempo sembra inseguirci, sento le gocce di pioggia che mi colpiscono il volto e aumento l’andatura. In poco tempo siamo in pianura, il nostro gruppo si ricompatta e subito i soliti fenomeni fanno di tutto per staccarmi, e ci riescono, infatti percorro gli ultimi 3 o 4 Km da solo ad una velocità superiore ai 30 ma insufficiente per tenere il passo dei campioni. Arrivo al parcheggio, dopo aver sbagliato anche strada, e li trovo in allegria che ascoltano le solite perle di saggezza pronunciate dal campione sociale. Non ci rimane altro che calarci nuovamente in abiti civili e salire in auto per fare ritorno a casa, non prima di aver consumato un pasto frugale presso un bar del centro di Caraglio.”

(karlobike)