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29 Luglio 2006 – Da St.Michel de Maurienne a St.Michel de Maurienne

E’ l’alba del 29 Luglio 2006 quando Sergio con la sua vettura arriva a casa mia per prelevare me e la mia bici, a bordo ci sono già Franco G. e Mario detto “Bumbunera” che, grazie alla sua esperienza di macinachilometri, potrà sicuramente essere di aiuto in veste di autista.

I 2 Pini : Pino F. e Pino C.S. li incontreremo all’uscita dell’autostrada del Frejus. La meta della giornata è St. Michel de Maurienne da dove si partirà in sella, per affrontare prima il Col du Telegraphe poi il Col du Galibier e infine i più “meritevoli e puri di spirito” potranno scalare il Col de la Croix de Fer, per fare nuovamente ritorno a St. Michel de Maurienne.

Già solo sulla carta questo itinerario fa venire male alle gambe….. figuriamoci ad affrontarlo in bici, la prima parte del giro consiste in una salita che, escludendo i cinque Km di leggera discesa dal col du Telegraphe a Valloire, è lunga 30 Km con punti oltre il 10% di pendenza e porta dai 750mt. di St.Michel de Maurienne ai 2642 del Col du Galibier, segue poi una lunga discesa di una quarantina di chilometri con l’ultima parte in pianura; la seconda parte consiste nella salita che porta dai 750mt. del B.ge du Verney ai 2064mt. del col de la Croix de Fer ed è lunga circa 25 chilometri interrotta di tanto in tanto da qualche piccolo falsopiano, dopo il colle la discesa di 25 chilometri circa su St. Jean de Maurienne e falsopiano fino a St. Michel per un totale di circa 160 Km e 3500mt di dislivello.

La pedalata inizia alla base della salita che porta al col du Telegraphe, in una giornata di sole ma con una temperatura insolitamente bassa, se si considera che siamo a fine Luglio. La pendenza si sente subito sulle gambe ancora fredde, questo però contribuisce a tenere il gruppo compatto e si sale tra una battuta e l’altra e con le parole di meraviglia e soddisfazione di Pino F. che non risparmia complimenti per il paesaggio e la strada, che si sviluppa sull’erta montagna. Questo clima festoso fa si che la prima asperità venga da me superata con discreta facilità, naturalmente gli altri non si accorgono neanche di averla percorsa.

Arrivati in cima e dopo aver scattato le foto di rito, si prosegue per la breve discesa che porta a Valloire, da dove parte la seconda salita verso il più ostico dei colli in programma, il col du Galibier. In questa salita devo limitare l’andatura fin dall’inizio e così facendo perdo il contatto con gli altri componenti del gruppo, ormai sono abituato, e in fondo la cosa non mi dispiace poi tanto, devo confessare che nel percorrere la strada che porta ai 2645 metri del colle mi emoziono, pensando che quelle rampe sono state decisive per la vittoria finale di vari Tour de France, non ultima quella del “Pirata nel 98”. Comunque fino ad una decina di chilometri dalla cima i miei compagni sono ancora a pochi metri da me, perché anche loro sanno che anche dopo aver valicato il colle non saranno finite le difficoltà. Come dicevo, dopo il ponticello tinto di verde, il percorso che fino a quel momento si era sviluppato nel fondo valle con una salita costante ma non impegnativa, si snoda ora sul versante della montagna con varie curve e ripide rampe che impegnano le gambe e i polmoni ma allo stesso tempo consentono un considerevole innalzamento di quota, di tanto in tanto passo a fianco “dell’ammiraglia” ferma a lato strada, con Mario che non mi risparmia consigli e frasi di incoraggiamento e la mia “strumentazione di bordo” mi indica che tutto va bene e continuando con quel passo ( 7 – 8Kmh e 145-150 bpm) la vetta non dovrebbe tardare ad apparire ed infatti così accade, in lontananza scorgo quello che sembra essere il mitico colle, con le auto già parcheggiate lungo la strada; quando arrivo al bivio che porta al tunnel mancano ancora un paio di chilometri alla cima e sono soddisfatto per come si svolge la salita.

A pochi metri dal colle cerco con lo sguardo i miei compagni e li individuo subito grazie al colore giallo delle mantelline e trovo che c’è un traffico veicolare molto sostenuto e, a detta dei miei compagni che sono già stati li, anche insolito; infatti il piccolo piazzale del colle brulica di persone e le automobili faticano a trovare un posto di parcheggio. Mentre cerchiamo di farci largo tra i presenti per portarci al cartello per la foto di rito, noto che c’è anche chi indossa le ciabatte infradito, a 2650mt ……no comment.

Dopo la sosta partiamo per la discesa verso il col de Lautaret e cioè sul versante opposto a quello percorso in salita, la discesa si interrompe brevemente quasi subito, per soddisfare le esigenze personali…pssss che non è stato possibile effettuare prima a causa dell’affollamento, ma poi riprendiamo con rinnovato entusiasmo.

Il col de Lautaret lo superiamo di slancio ( in discesa… ) e ci tuffiamo verso il fondovalle in direzione Bourg d’Oisans, saranno circa una quarantina di chilometri di discesa, che libidine…..Nel tragitto incontriamo il bivio da dove parte la strada per la località Deux Alpes, altro posto celebrato dai vari Tour, superato anche questo punto arriviamo in breve a Bourg d’Oisans da dove inizia la salita per l’Alpe d’ Huez, altra meta classica, ma fortunatamente per me non è compresa nell’itinerario da percorrere in questo giro. Superato Bourg d’Oisans ci dirigiamo verso il Barrage du Freney, è una diga da dove parte la salita che porta al col de la Croix de Fer.

E qui, dopo aver percorso 110 chilometri, chi prima ( io medesimo ) e chi dopo ha…. non diciamo gettato la spugna ma piuttosto…..ritenuto opportuno considerarsi ormai soddisfatto ed appagato dalle emozioni raccolte fino a quel momento in questa splendida giornata…. e bla bla bla, e come diceva Bumbunera “c’era già più gente in auto che in bici”, a circa metà della discesa dalla Croix de Fer, la strada per St. Jean era interrotta da una frana e bisognava deviare per il col du Mollard ( altri 6 chilometri di salita al 7%) e a questo punto anche il valido Pino C.S. , non diciamo che si arrendeva ma piuttosto diciamo che si considerava soddisfatto …ecc ecc. e cercava di conquistare anche lui un posto in auto incurante delle nostre proteste mascherate da incitamenti per far si che continuasse.

A farla breve e per dovere di cronaca; Sergio sarà il solo ad arrivare a St. Michel con le sue gambe, anche perché in auto non ci stava più nemmeno uno spillo e per far fede al detto “ ….hai voluto la bici e adesso pedala” ; alla fine per lui una sola parola “GRANDE” e per gli altri GRAZIE  per la splendida giornata. (Karlobike)